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Cos'č la MELATONINA? Ce lo spiega il dr. Fabrizio Duranti PDF Stampa E-mail


La melatonina è un ormone naturalmente prodotto nell’uomo
dall’epifisi o ghiandola pineale, una piccola struttura endocrina a
forma di pigna (da cui il nome), posta al centro del cervello, fra i
due emisferi. Sin dai tempi di Aristotele questo misterioso organo
ha attratto medici e filosofi, che gli hanno attribuito le più
svariate funzioni, fino a identificarlo con il «terzo occhio
» e a ritenerlo
la sede dell’anima (Cartesio).
 
    
 
In realtà la pineale rappresenta una sorta di «orologio biologico
» deputato, nei mammiferi, alla regolazione dei ritmi circadiani
attraverso la sintesi della melatonina. La scoperta di questo
meccanismo si deve principalmente alle ricerche del professor
Julius Axelrod, Premio Nobel per la Medicina nel 1970, con
cui ho avuto l’onore di collaborare durante il mio periodo di insegnamento
alla Rockefeller University. I livelli della produzione
di melatonina sono strettamente collegati all’alternarsi del
giorno e della notte e controllano i ritmi sonno-veglia: poco dopo
la comparsa dell’oscurità i suoi livelli nel sangue aumentano
rapidamente, raggiungendo la massima concentrazione tra le 2 e
le 4 di notte, per poi ridursi gradualmente con l’approssimarsi
del mattino.
Questo ormone viene quindi somministrato come rimedio per
ripristinare l’equilibrio dell’orologio biologico interno in caso di
variazioni determinate da repentini cambi di fuso orario (jet-lag).
Un recente studio realizzato dal MIT (Massachusetts Institute
of Technology) di Boston ha preso in considerazione diciassette studi clinici
sulla melatonina, dimostrando definitivamente
la sua utilità nella cura dell’insonnia. Questa ricerca ha inoltre
evidenziato che i dosaggi necessari per indurre il sonno sono incredibilmente
bassi, circa 10 volte meno di quanto normalmente
proposto nelle preparazioni disponibili sul mercato. Quest’attività
soporifera della melatonina si deve soprattutto alla sua capacità
di attivare in alcune aree del cervello specifici recettori chiamati
MT1 e MT2. Alla fine del 2006 è stato immesso sul mercato
americano un primo farmaco di sintesi, il ramelteon, che,
agendo sugli stessi recettori della melatonina, sta ottenendo un
grande successo nella terapia dell’insonnia.
 
 
 
Ma questo piccolo ormone non si limita solo a regolare il nostro
sonno. Uno dei ricercatori più impegnati nello studio della
melatonina è il marchigiano professor Walter Pierpaoli, che attualmente
dirige l’Istituto per la Ricerca Biomedica Jean Choay
di Riva San Vitale, in Svizzera. Gli studi da lui condotti agli inizi
degli anni Novanta hanno promosso l’uso della melatonina
anche come rimedio antietà. Egli ha infatti dimostrato che l’innesto
di ghiandole pineali giovani in ratti anziani era in grado di
aumentare notevolmente l’età media di sopravvivenza degli animali
e soprattutto di ridurre i segni dell’invecchiamento. Basandosi
su questa e altre evidenze scientifiche Pierpaoli ha pubblicato
negli Stati Uniti un best-seller sulla melatonina
dall’emblematico titolo The Melatonin Miracle, edito in Italia
come La fonte della giovinezza. Al di là del «miracolismo», è
comunque un fatto ben noto che la produzione di melatonina
nei mammiferi sia inversamente proporzionale all’età: è massima
nell’infanzia, ha una flessione nell’adolescenza e decresce
sensibilmente con la vecchiaia. Per esempio, nell’uomo intorno
ai 45 anni si è già ridotta della metà. Questa graduale riduzione,
oltre a spiegare il fatto che le persone anziane spesso presentano
disturbi del sonno, potrebbe rappresentare una delle cause dell’invecchiamento
biologico del nostro organismo, almeno secondo
Pierpaoli. Sulla base di questa ipotesi la melatonina è stata
venduta in tutto il mondo come uno straordinario rimedio per
mantenersi giovani.
       
In effetti non vi è alcuna ragione per credere che i dati ottenuti
sugli animali siano prospettabili anche per l’uomo, ma
certamente la melatonina rappresenta un rimedio dalle molteplici
funzioni, e potrebbe essere particolarmente utile per prevenire
l’invecchiamento cerebrale. Innanzitutto è uno straordinario
antiossidante che, attraversando agevolmente la barriera
ematoencefalica, è in grado di proteggere i neuroni (le cellule
del cervello), dallo stress ossidativo e dal danno da radicali liberi.
La melatonina potrebbe inoltre contribuire alla prevenzione
di alcune malattie neurodegenerative, e la sua riduzione potrebbe
rappresentare un fattore di rischio. Si è visto, infatti, che
i pazienti affetti da demenza di Alzheimer presentano livelli
ematici di melatonina ridotti, pari alla metà dei livelli medi dei
loro coetanei sani. Inoltre la melatonina è in grado di ridurre la
tossicità della beta-amiloide (la sostanza peptidica collegata alla
genesi dell’Alzheimer) e allo stesso tempo di migliorare le
funzioni cognitive e i meccanismi della memoria. Infine, oltre
ad agire come antiossidante puro, essa è in grado di attivare
svariati meccanismi genetici responsabili di un miglioramento
globale delle difese cellulari, e questo spiega la sua attività antitumorale.
Nel 2005 ho collaborato alla realizzazione di uno studio che
dimostra come la melatonina sia in grado di inibire la proliferazione
cellulare in una linea di cellule di crcinoma mammario,
modulando l’attività di geni coinvolti nella regolazione del ciclo
cellulare.
Ormai anche in Italia, dopo un’iniziale travagliata commercializzazione
frenata dagli impedimenti ministeriali, la melatonina
è facilmente reperibile in farmacia, come integratore alimentare.
Per l’insonnia la dose consigliata è da 1 a 5 mg, a
seconda dei casi (ma sembrerebbe efficace anche a 0,3 mg); per
il jet-lag da 1 a 3 mg; per la terapia antinvecchiamento da 0,5 a
1 mg, da assumere in ogni caso prima di andare a dormire, per
due-tre mesi.

Da "Le 100 regole del benessere" ed. Sperling e Kupfer
 
Per maggiori info sui lavori scientifici del dr. fabrizio Duranti vai su www.studio-duranti.it
 
 

 
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